Iconografia e iconologia

Iconografia e iconologia: come e cosa viene rappresentato nei testi visivi.

L’iconografia è una disciplina che studia e descrive il modo in cui certi temi ricorrenti vengono rappresentati in un testo visivo; cerca di interpretare, di riconoscere gli elementi di un testo visivo e darne una spiegazione: una donna, elemento visivo ricorrente e riconoscibile, con velo bianco e vestito blu rappresenta la Madonna. Il velo bianco e il colore del vestito sono elementi che rispecchiano la raffigurazione della Madonna in molti quadri, quindi, anche se non descritta dall’autore come tale, noi saremo in grado di riconoscerla per come questa figura viene rappresentata all’interno del testo visivo.

Lo studio dell’iconografia, nata intorno al XVI sec, si afferma con la nascita di dizionari e repertori attendibili nell’Ottocento. La base di partenza degli studi è l’osservazione attraverso la quale vengono indentificati gli schemi ricorrenti di determinate figure (soprattutto cristiane) rappresentate nei quadri. I personaggi vengono riconosciuti grazie al loro aspetto fisico, al loro vestiario, agli oggetti accessori che vengono raffigurati, posizioni, animali o piante che li circondano. Gli artisti, che disegnano figure ricorrenti, vengono spinti dalla necessità di far comprendere a chi non sapeva leggere, la narrazione delle sacre scritture attraverso i propri quadri. Il passo che porta dalla necessità alla tradizione è breve, così le figure (o tipi iconografici) vengono rappresentate quasi sempre con le stesse credenziali e tratti somatici. Ecco perché l’iconografia studia soprattutto le corrispondenze fra i quadri e i testi sacri. Altri elementi di studio dell’iconografia sono la mitologia classica, i concetti astratti (virtù, qualità dell’animo, scienze e arti), gesti ed espressioni decodificati perché rappresentano situazioni ed emozioni. Col passare degli anni, l’iconografia viene studiata sempre meno, quindi i temi ricorrenti che riconosciamo sono davvero la base degli studi di questo che questo settore ha portato alla luce. Ovviamente, i tipi (o modelli) iconografici sono nati anche all’interno dei nuovi linguaggi della comunicazione; vedi, infatti, la fotografia, nella quale riconosciamo molti elementi che rappresentano le sacre scritture o i miti classici.

L’iconologia studia i temi di un testo visivo e come questi rappresentano il mondo o tutto ciò che lo circonda: il suo scopo è quello di costruire una serie di inventari che facciano corrispondere a un insieme di motivi (come oggetti, gesti, persone) un certo tema della tradizione sacra o profana (2022 – Polidoro – Che cos’è la semiotica visiva – p.26). Gli elementi che compongono l’immagine vengono studiati in quanto valori simbolici che ci permettono di comprendere la visione del mondo di un certo periodo storico o di una determinata società. Studiare iconologia significa leggere attentamente un testo visivo e dare un significato ai soggetti principali come agli elementi basici che lo compongono come le linee di direzione o i colori utilizzati. Il cosa e come viene disegnato, in questo caso, sono rappresentazioni del mondo.

Tutto questo si indentifica con lo studio della fotografia grazie al fatto che un’immagine fotografica è un testo visivo e in esso si studiano gli elementi iconografici tanto quanto quelli iconologici sottolineando. Nello studio di queste due branche della storia dell’arte non si ricerca il significato dell’autore, né tanto meno si riscrive il significato della stessa immagine, ma si può capire il come è composta (il suo equilibrio e i suoi punti di forza), il periodo storico e la società che ne è stata protagonista.

Toni Gentile, celebre per la sua fotografia su Falcone e Borsellino, è riuscito a riconoscere nel dipinto de “L’ultima cena” del Vasari una forte somiglianza con la sua immagine.

Vi riporto entrambe le immagini.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – Toni Gentile 1992

“L’icona, quasi sempre, è un’immagine che rimanda ad un’altra immagine. È qualcosa che più che vedere riconosciamo, è questo che la trasforma in icona”.

Ferdinando Scianna