Il soggetto fotografico
Chi o qual è il soggetto della fotografia?
Come al solito la risposta non è mai banale e si deve cominciare col ripartire almeno in due il ragionamento. Poniamoci, quindi, un’altra domanda: quando parliamo di soggetto intendiamo il soggetto fotografante? o quello fotografato? (Operator o Spectrum, come aveva definito Roland Barthes)
Se diamo per scontato che il soggetto fotografante sia il fotografo o chi scatta l’immagine (ultimamente le diatribe sulla paternità delle fotografie si stanno combattendo contro scimpanzè e scoiattoli che scattano involontariamente su macchine più o meno incustodite nella natura e, guarda caso, vince la fauna!), allora rispondiamo alla prima domanda: il soggetto fotografante è una persona che, con una macchina fotografica, intende scattare una fotografia in un determinato luogo, con una determinata luce, con un determinato soggetto, ecc. Il fotografo ,quindi, pone in essere l’intenzionalità di scattare.
Ma il vero soggetto della fotografia chi o cosa è? come si pone? e perché?
Rispondiamo con ordine a queste domande: chi o cosa è il soggetto fotografico?
Il soggetto umano è colui o colei che si pone in maniera volontaria o involontaria davanti all’obiettivo per essere fotografato: in posa, colto di sorpresa, in movimento, il soggetto è il punctum della fotografia, il centro del nostro interesse. Non importa se messo in primo piano o dietro altre figure, ma il soggetto è e rimane sempre colui (o colei) che compie l’azione o addirittura che non la compie, che immobile dà significato alla fotografia.
Se parliamo di oggetti, il soggetto (scusa il gioco allitterante di parole), non possiamo non menzionare lo still life (natura morta) che oggigiorno vede come protagonista quasi assoluto il cibo con la food photography . A “comandare”, nello still life, è il fotografo che decide tutto: la mise en scene, il soggetto, le luci, l’angolo di scatto, la posizione del soggetto e come deve apparire nella post produzione. L’oggetto soggetto non ha scampo. Oppure, si lascia tutto al caso: quando ci si trova per strada a un mercato all’aperto, alcune volte, ci lasciamo andare e scattiamo al cibo nelle bancarelle, messo in bella vista e ordinato. Pronti a cogliere la luce giusta che colpisce le arance sul bancone, l’occhio del pesce in vendita o le spezie coloratissime messe in fila l’una dietro l’altra. Il soggetto in questo caso, come nel precedente, rimane ignaro di quello che stiamo facendo e ignaro del fatto che sarà il punctum della nostra immagine.
Passiamo alla seconda domanda: come si pone il soggetto?
Soggetto principale e secondario, se messi in posa, siano essi persone, animali o oggetti, fanno esattamente quello che diciamo noi. Anche se nella maggior parte dei fotografi o amatori fotografi c’è un po’ di imbarazzo a dettare regole durante uno shooting, il fotografo che ha un progetto ben preciso da seguire, deve guidare gli scatti con o senza persone. Nella street photography il soggetto è più sfuggente, richiama la nostra attenzione mentre cammina o mentre si sta facendo i fatti propri. Il fotografo, in strada, non fa altro che aspettare o cogliere il momento giusto per scattare la sua fotografia. Il soggetto fotografato non è consapevole, nè si mette in posa per essere fotografato (non ha il tempo di mostrare la sua parte migliore, povero!).
Il soggetto potrebbe anche disporsi su un asse ben diverso da quello del fotografo, ma dare, ugualmente, il significato all’immagine. In primo piano, secondo piano o addirittura lontano all’orizzonte, non importa: un soggetto attira l’attenzione prima di tutto del fotografo, poi dell’interlocutore.
Arriviamo all’ultimo nostro interrogativo: perché?
Ogni domanda presuppone una risposta, ma non sempre questa potrebbe esaurire i nostri dubbi e rendere tutto il significato di un’immagine esplicito. La risposta a questa domanda è duplice e ci rifacciamo sempre al fotografante e il fotografato (ricordiamo Operator e Spectrum): colui che scatta, il fotografo, racconta una storia (con una o più fotografie, qui non voglio spiegare altro che del soggetto e metto da parte le differenze di definizione tra storia e portfolio), pone una ragion d’essere insita nell’immagine che solo lui (o lei) conosce: sentimenti, esperienze, idee, creatività. Tutto ciò che un fotografo vuole esprimere sarà anche spiegato da una didascalia, testo, racconto, canzone, film, ecc; ma ricordiamo che, nel recepire il messaggio, il lettore non fa altro che interpretare tutto questo a modo suo. Le esperienze di ogni soggetto (parlo di fotografo e lettore) portano a ragionare in modi distinti: ognuno di essi ha un bagaglio culturale differente che gli farà percepire il messaggio in maniera del tutto differente. Ognuno di essi sarà colpito da un’emotività diversa: il fotografo sarà , sicuramente, colpito maggiormente da quest’emotività. Il lettore potrebbe anche non percepire alcun interesse per una fotografia. Leggere una foto non sempre significa capirla!
Il soggetto di un’immagine potrebbe anche non essere esplicitato, non apparire nell’immagine ed essere sotteso come succede in molte pubblicità. Allora il gioco di significazione si fa sottile.