Il tempo descritto nelle immagini
L’immagine del ventunesimo secolo è fluida e onnipresente, ci scivola tra le mani e non ne godiamo il senso, ma è una costante fissa che scandisce le nostre giornate. Allora perché leggere la fotografia? Cosa ci porta ancora a capire il significato di una fotografia?
Fermarsi a scoprire il significato vuol dire approfondire la parte storica, sociologia, psicologica, etnografica e, chissà quanti altri aspetti ancora, di un testo visivo: capire cosa l’Operator ha voluto mettere in essere nell’immagine dal soggetto: dal colore, alle linee, agli spazi e geometrie dell’immagine.
Ma andiamo con ordine!
Puntiamo l’indice sull’aspetto storico della fotografia: leggere nell’immagine il periodo storico rappresentato.
L’immagine può essere referente non solo del pensiero dell’Operator, ma del periodo storico che vi è rappresentato: gli abiti dei soggetti, i luoghi raffigurati e com’erano al momento dello scatto.
Per fare un esempio pratico e nella memoria di tutti: nel ventesimo secolo è nato il World Trade Center (Fig. 1), un centro di commercio mondiale formato da 7 edifici fra i quali spiccavano le Torri Gemelle, quindi se vi mostro un’immagine con le Twin Towers, ovviamente, sappiamo che è stata scattata prima dell’11 settembre 2001 (Fig. 2). Se, invece, mostro un’immagine del Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa di Berlino (Fig. 3), si capisce subito che, anche se si tratta di un Memoriale che ricorda un genocidio che cominciò con la salita al potere di Hitler nel 1933 e terminò con al fine della Seconda guerra mondiale, quel memoriale fu inaugurato solo nel 2005. Due tempi, due memorie diverse che hanno lo stesso fine: quello di rappresentare un periodo storico triste nella vita del genere umano.
Ma torniamo alla storicità dell’immagine!
Incastonare un’immagine in un periodo storico è un “esercizio”, se così vogliamo chiamarlo, che riguarda tutti: quante volte prendiamo l’album di famiglia e fissiamo una foto di nostra madre che venne scattata quando siamo nati? Bè! In quel momento stiamo osservando un’immagine di un ricordo che per noi non è chiaro (il neonato non ricordo il giorno della sua nascita), ma la data la conosciamo molto bene e nostra madre in quella foto è più bella che mai ed esprime tutto il suo amore.
Altre volte riconosciamo il luogo in cui è stata scattata la fotografia anche se diverso, più semplice, meno antropizzato alcune volte meno industrializzato altre, con architetture del periodo storico in cui è stata scattata l’immagine. questi sono alcuni degli elementi che ci aiutano a significare un’immagine e inserirla in un periodo, anche se non preciso, come la caduta delle Torri Gemelle o la nostra nascita.
Altre volte sono gli abiti, le acconciature, il solo modo di indossare un capo seppure accessorio che ne fissano l’arco temporale: quante volte ci siamo trovati di fronte a una nostra immagine di qualche anno addietro e ci siam detti “ma come portavo i capelli?” oppure “come mi vestivo?”. Le mode cambiamo, cambiano i colori, gli accessori e il modo di truccarsi e segnano un altro elemento che ci porta a stabilire in che periodo è stata scattata una foto.
Conoscere il tempo in un testo visivo, quindi è abbastanza semplice alcune volte!
Pensiamo, però al tempo, in due modi diversi.
Roland Barthes sottolinea che ci sono due tempi in un’immagine: il passato prossimo “è stato” e il futuro anteriore “sarà” (1980 – R. Barthes – La camera chiara). Nel primo tempo si inserisce l’attimo in cui viene scattata la fotografia: ciò che è stato scattato, nel momento in cui viene scattato già diventa passato; e nel futuro anteriore c’è l’inevitabile catastrofe, cioè la morte sia del soggetto che della fotografia stessa. Vi ricordo che Barthes analizza solo fotografie cartacee dato che è deceduto nel 1980 quando ancora l’immagine veniva stampata su supporti per lo più cartacei.
Alexander Gadner nel 1865 scatta una fotografia a Lewis Payne (Fig. 4), un ragazzo che tentò di assassinare il segretario di stato americano W. H. Seward. Payne, mentre siede nella sua cella e aspetta che venga impiccato. In quest’immagine vengono racchiusi tutte e due i tempi descritti da Barthes: l’è stato, il momento in cui la fotografia è stata scattata e l’esistenza del soggetto; e il sarà, l’inevitabile esecuzione di Lewis Payne.
Ricordiamo, innanzitutto, che la fotografia è reportage, racconto, storia che rivive ogni volte che noi osserviamo una fotografia e ricordiamo, la ammiriamo, la cerchiamo di significare e capire. Tutto il resto è storia.