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Realizzare un progetto fotografico

Realizzare un progetto fotografico richiede più lavoro e tempo di quanto si possa immaginare e, anche se la soddisfazione di vedere un progetto finito è inestimabile, bisogna innanzitutto avere pazienza ed esser concreti.

Non sempre la realizzazione di un progetto è spontanea e istantanea, alcuni di loro richiedono tempo e studio, altri possono nascere dal file rouge spontaneo che c’è tra fotografie di shooting differenti.

L’idea per un progetto può nascere come nascono tante altre idee per cose che vorremmo fare nel quotidiano: spostare i mobili di casa per esempio, dipingere le pareti oppure proporre una nuova attività a lavoro. In altri casi l’idea per un progetto si riscontra notando, come ho già detto, quel file rouge spontaneo che si nota in alcuni scatti eseguiti in momenti diversi per intenzioni diverse: nasce per assonanza, somiglianza, perché le immagini raccontano una storia in maniera del tutto spontanea. In altri casi ancora, ci si ritrova a parlare con un amico e nasce l’idea del progetto, tra una battuta e un sorso di caffè, così, per giocare.

Il passo successivo è quello di controllare se il progetto è realizzabile, se l’idea è troppo fantasiosa o richiede un budget eccessivo, solo per citare i due elementi con cui si va in contrasto principalmente, quindi, capire se è effettivamente realizzabile è uno step troppo importante per evitare di perdere troppo tempo in un progetto che non vedrà mai la luce.

Successivamente si può scrivere nero su bianco tutto il progetto, fare uno storyboard, cercare di inserire materiali, props (oggetti di scena), tessuti, decidere la location, lo schema di luci, protagonisti (se si prevedono persone), insomma il dove? come? quando? perché? e chi?

Appena deciso tutto questo, si avvia il progetto!

Alcuni progetti, come già ho accennato, richiedono tempo e pazienza: si svolgono nel tempo e in diverse location. Non voglio, però, scoraggiarvi: non tutti progetti sono così!!! Altri progetti possono nascere, svilupparsi e concludersi molto velocemente. Tutto dipende dall’idea di partenza e dalla fattibilità. In alcuni casi, il progetto è proprio lì, tra gli scatti di alcune uscite, basta solo unire i puntini e tutto viene alla luce in modo veloce e spontaneo.

Eseguiti, infine, gli scatti si passa alla selezione delle immagini idonee, ovvero quelle che riescono a raccontare la storia che avevamo programmato. Non sempre, quindi, tutti gli scatti interessanti, ben riusciti e strutturati sono in grado di rientrare nel progetto. Gli scatti devono legare fra loro, altrimenti si rischia di non far passare il messaggio, di raccontare una storia confusionaria o poco omogenea.

Si esegue la post produzione cercando, anche in questo caso, di far legare per bene le tutte le immagini della storia, ovvero di dare un’impronta ben precisa al progetto, di avere uniformità alle fotografie secondo i parametri base di esposizione, contrasto, bianchi, neri, ombre, tonalità, saturazione e se effettuato, il color grading (sarà il soggetto di un mio articolo a breve). Ho accennato solo ad alcuni parametri base della fotografia, ma sappiamo che con i software di postproduzione non ci sono limiti nel lavorare una fotografia.

Altro step successivo è quello della stampa: se il progetto è stato realizzato per un libro bisogna eseguire l’impaginazione e la grafica; se, invece, è stato ideato per mettere in posa una mostra, allora verrà stampato in supporti che risaltano colori e soggetti delle immagini.

Infine, se non si vuole lasciare in soffitta il nostro progetto, bisogna promuoverlo: proporre la mostra a gallerie del settore o mettere in vendita il libro.

La soddisfazione nel vedere realizzata una propria idea, vi assicuro, che è una sensazione da provare almeno una volta nella vita. In mano ti ritrovi una tua creatura, qualcosa che è nata dalla tua mente, dai tuoi pensieri, dalle tue emozioni: è lì, adesso, e tutti la ammirano, ma soprattutto è una tua opera completa.

Compagno di vita è un progetto nato dopo aver scattato alcune fotografie a mia figlia Alice durante un periodo di vacanze forzate dovute a un’influenza: racconta di come, annoiata dalla sua permanenza a casa, stuzzica il suo gatto, Sole, per giocare e avare un po’ di compagnia. I gatti, si sa, sono esserini indipendenti, quindi, Sole, rimane una piccola e fugace consolazione alla solitudine di Alice.