Steve Mc Curry, già lui stesso è un’icona. Visitare la sua mostra ha reso ancora più indelebile la sua figura di maestro dell’arte fotografica nella mia mente. Conosciuto soprattutto per l’immagine de “La Ragazza Afgana” (copertina del mio primo vademecum universitario n.d.a.), adesso ammiro Steve Mc Curry per la bravura di saper raccontare una storia attraverso ritratti, paesaggi e semplici momenti di vita quotidiana. Con oltre 100 scatti ha voluto raccontare i paesi da lui visitati: Afghanistan, India, Pakistan, Birmania, Cina, Europa e tantissimi altri. Le sue immagini non traspaiono tristezza, non malinconia, ma un una forte dignità e una condizione di vita lontano dal nostro materialismo occidentale: le foto del “sarto del Gujarat” che porta la sua macchina da cucire in spalla per evitare di rovinarla, è una di quelle immagini che ti aiutano a comprendere come in India, dopo il monsone, la vita continua normalmente. Icons di Steve Mc Curry è una mostra a colori, i colori che del mondo fanno parte, che fanno parte della vita di tutti i giorni e li mette a contrasto per farne risaltare il soggetto che, in posa, guarda dritto e sicuro nell’obiettivo.